martedì 22 marzo 2016

Dal sito del Soroptimist Europe



Per l'album dei ricordi, la videata del sito del Soroptimist International of Europe in cui sono citata anch'io, e il mio blog.

domenica 20 marzo 2016

My New York

New York


I grattacieli, il fumo dai tombini e il fumo delle sigarette davanti agli ingressi dei palazzi. 
L'acqua nelle strade, la pioggia e il vento ovunque, nel mio cappuccio e nel mio berretto ben calzato sulla testa.
L'ombrellino rosso, compagno di tanti viaggi, ribaltato due volte e giunto a fine corsa.
La metrocard, per andare uptown e downtown, in quell'odore particolare della subway.
Le mattonelle con i nomi delle stazioni della subway.
Gran Central, che manca solo di vedere due innamorati che si baciano per essere perfetta.
La New York Public Library, calda come solo un libro sa esserlo.
Central Park e le canne al vento nell'acqua guardando giù. La fontana che zampilla e lontano, molto lontano, la skyline.
Miss Liberty e quei battelli che sembrano imbarcarsi troppo a destra quando si arriva.
Ellis Island, dove non si scende più. 
Le ragazze di New York, con le infradito e il vestitino leggero anche in inverno e in mano il bicchierone del caffè.
Il profumo di cibo nelle strade di fianco ai baracchini.
Lo spazio, immenso, nelle hall dei palazzi che contano. Lo spazio vuoto, a New York, è solo per i ricchi.
La vista del grattacielo di fronte alla finestra della mia camera, la sera quando si accende e la mattina quando si spegne.
Le Avenue, dove si aspetta l'omino bianco,  e le street, dove si attraversa anche con il rosso.
I taxi gialli.
Le pubblicità rosse.
I capelli verdi di una donna che pregava a St. Patrick il giorno della parata.
Il grattacielo della Chrysler, tutte le mattine, a vegliare sul mio passaggio e il cartello che dice che il gatto si arrabbia se ti fermi a fumare sotto il ponteggio. O almeno credo.
La frutta di New York, dal Messico.
Le sirene, le sirene, le sirene. Sempre, sempre più alte quando non trovano strada.
Il senzatetto che dorme tra i banchi di una chiesa appoggiato al suo piccolo mondo raccolto in un carrello.
Il memoriale dell'11 settembre, e una lacrima non trattenuta.
Il silenzio dell'acqua.
Le bandiere americane, orgoglio ovunque.
New York, "my" New York, e la canzone di Alicia Keys, cantata tutti i giorni camminando nelle strade affollate dell'ora di punta con la mia tasca ancora piena di sogni.

sabato 19 marzo 2016

Il mio personale CSW60

2016-03-15 11 agg


Ufficialmente chiusi, per me, i lavori.

Di fatto il CSW continuerà anche la prossima settimana ma lo seguirò da Como, dall'ufficio, dalla mia vita "normale", con Daniele e gli amici di sempre.

Si chiude questa esperienza incredibile, pazzesca, che mai avrei immaginato di vivere.
Mi resta la giornata di domani, per la quale ho già un bel programma, che esula dal Soroptimist e dal CSW60.

Una settimana a New York, per la prima volta nella mia vita in Usa, per la prima volta nella mia vita a parlare inglese/americano chiamatelo come volete, una lingua che da sempre ho studiato e amato ma che non ho mai veramente usato.
Ero timorosa prima di partire che questo fosse un limite:  mi sono buttata. A qualcuno ho fatto ripetere le cose tre volte (tutti hanno avuto tantissima pazienza con me), altri li capivo come parlassero italiano.

Per me è stato un sogno.

Parlare per una intera settimana di diritti umani, di progetti, di idee, sentire confrontarsi situazioni tanto diverse.

Ho capito davvero quanto sia fortunata, nella vita: cose che per me non hanno peso, per altre donne sono valori irraggiungibili. Spesso, mentre ascoltavo oratori o testimonianze, ho provato a pensare: "e se fosse toccato a me vivere in quel paese, in quella situazione?".

E altrettanto spesso ho ascoltato ammirata e con profonda riconoscenza, testimonianze di chi ha provato a risolvere, almeno in parte quei problemi. E che ci sta ancora provando. E che non ha nessuna intenzione di smettere.

Ho conosciuto Soroptimiste di tutto il mondo, sentito parlare di progetti incredibili, nei quali la potenza numero uno non sono tanto i soldi raccolti ma l'esperienza, l'abilità, le capacità delle soroptimiste che mettono i propri skills a disposizione.

Sono stata un po' la "mascotte" della Delegazione Europea del Soroptimist, che ringrazio, ma, alla fine, lo sono stata un po' di tutte.

E' stata una parentesi e una carica straordinaria, che mi porterò nel cuore nei momenti bui, che arrivano sempre e nella vita non mancano mai, e mi porterà luce.

Ringrazio di cuore tutti voi che mi avete seguito.

Un grazie speciale a mio marito,  Daniele, che mi ha spinto a provarci. Senza quella spintarella probabilmente non sarei partita.
Grazie a mamma e papà, orgogliosi di sapermi all'Onu, a  "Nuova York", come la chiama papà.

Grazie a tutti per avermi incoraggiato: anche un "semplice" like su facebook o un sms o un whatsapp ha fatto la differenza, mi ha dato forza e coraggio per cercare di vivere al meglio questa avventura.

A me resta dentro, geneticamente impressa, la convinzione che un mondo diverso sia possibile.
Ho visto tante tante tante giovani nella Conferenza, e ognuna dialogava con donne di qualche anno di più con una perfetta sintonia, sulla stessa lunghezza d'onda.

Da lunedì tutto sarà diverso, ma quello che si è imparato, che si è vissuto, non lo può portare via nessuno.

Spero con il mio racconto di aver portato un po' di luce in questa settimana anche a chi era in Italia e leggeva i miei resoconti.

E spero di aver messo voglia a qualche soroptimista, il prossimo anno, di provare a vivere questa esperienza. Questo diario è stato scritto anche per questo.

E ora: mi resta il sabato. Vado a trovare un mio personale mito. Vi dirò.

Ricevimento internazionale

Ok, mi erano rimaste in arretrato un po' di foto, ma, giuro, non riuscivo a stare dietro al ritmo di questi giorni.

Ed eccole qua, le fotografie scattate durante il ricevimento della nostra Presidente Internazionale, Yvonne Simpson, che ha permesso a tutte noi presenti a New York di conoscerci lunedì scorso, proprio all'inizio di questa esperienza.

Con alcune di loro abbiamo approfondito la conoscenza, ci siamo scambiate i contatti "to stay in touch!".

Il mondo nei sorrisi.
Eccole qua:


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venerdì 18 marzo 2016

Cronaca di una "normale" giornata all'Onu per il CSW60

Sembra che sono qua in vacanza, ma la giornata quando ci sono i lavori è veramente intensa e impegnativa.

La mattina comincia con il primo impegno alle 8.30: intendiamoci, niente di quello che scrivo è obbligatorio, ma ogni cosa che si salta è persa, quindi....

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Quindi alle 8.30, dopo aver fatto colazione, 1.100 metri a piedi dall'hotel all'entrata, passate tutte le bandiere che non sempre sono esposte, passato i controlli di sicurezza, alle 8.30 comincia il briefing ufficiale, quello organizzato dal NgoForum: sono tantissime le persone che partecipano perché si fa un po' il punto sui lavori e c'è la possibilità di intervenire, brevi ed educati interventi, per chiedere o fare affermazioni.

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Oggi, durante la prima riunione, sono stati distribuiti cartelli per promuovere la nomina, per la prima volta, di una donna quale Segretario Generale dell'Onu: i tempi sono maturi, speriamo ci siano candidate capaci e all'altezza, che nessuno vuole una donna "per forza" ma se una candidata dovesse essere una buona candidata ... why not?
E le soroptimiste hanno posato per una fotografia con i cartelli in mano. Considerate come se ci fossi anch'io, che ho scattato questa e non so più quante foto con i cellulari di chi è ritratto.

Break the ceiling in the glass building (Rompere il soffitto di cristallo nel palazzo di vetro) .... che forza sarebbe!

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E dopo il briefing ufficiale, le soroptimiste si riuniscono al quarto piano, in un ristorantino vista Hudson che non si trova se non si sa, si fa colazione e il secondo briefing quello in cui ci si dicono le cose importanti, cosa si è fatto il giorno prima, quali attività per la giornata entrante, quali le attività che sono state portate a termine.

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E dopo via ai lavori.
Ognuna sceglie quali conferenze seguire, in base all'organizzazione (io ho seguito quelle in cui era organizzatrice o partecipante l'Italia), o in base al tema, o per curiosità.

Le conferenze si tengono sia alle Nazioni Unite che in zone intorno al palazzo di vetro.
Io ho seguito conferenze sia all'interno che al Church Center of the United Nation. Gli eventi "in" sono più formali, ma non necessariamente la qualità ci perde in quelli all'esterno: ho ascoltato interventi di altissimo livello, con relatori molto preparati ai quali avrei volentieri "rubato" le slides, che ho comunque fotografato.

L'interno dell'Onu è tutto un su e giù dagli ascensori per cercare la sala che interessa, di donne che vanno di qua e donne che vanno di là, ci sono anche gli uomini ma sono in netta minoranza.

Agli eventi occorre arrivare almeno una decina di minuti prima, per prendere il posto che si preferisce, e in certi casi per prendere il posto.

Per evitare di portarmi quintali di cose non prendo appunti ma uso la funzione note dell'iphone.
A proposito: la connessione wifi free è perfetta.

La sera riguardo le cose che ho scritto, rifletto.
Oggi, tra le altre, ho seguito una conferenza organizzata dal Governo ungherese a cui partecipava una campionessa di scacchi Judit Polgar, giustamente orgoglio nazionale.

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Giocare a scacchi è una attività che può essere fatta tranquillamente da maschi e femmine insieme: ma non è ancora così.  E' una attività che può essere svolta da tutti, senza grandi impegni economici, e permette di azzerare la differenza di genere. Permetterà, perchè oggi non è ancora così: per una donna battere un uomo a scacchi è ancora qualcosa di ....

Comunque, ha detto:

"It is not a matter of gender, it is a matter to be smart".
Ricordiamocelo.

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giovedì 17 marzo 2016

Il silenzio dell'acqua, 9/11 Memorial, New York

World Trade Center, il silenzio dell'acqua

Il silenzio dell'acqua


9/11 memorial

Dean

9/11 memorial

Charles

9/11 memorial


Diane

9/11 memorial

Thomas



9/11 memorial

All 

9/11 memorial

God Bless Them All


Oggi pomeriggio sono stata al Memoriale dell'11 settembre.
Mi sono emozionata. Ho ricordato tutto, quel giorno, cosa facevo, cosa pensavo, cosa provavo.
La paura.

Le fotografie che ho scattato, per chi mi conosce, parlano per me.

Prima di uscire, su uno schermo digitale, insieme a tante altre persone, era possibile lasciare un pensiero.

E questo è ciò che ho scritto.

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mercoledì 16 marzo 2016

Una giornata intensa

Ok, lo ammetto, sto perdendo pezzi di racconto.
Ma non posso nemmeno fare più del tour de force che sto già facendo ...

Mi manca, per esempio, di pubblicare le foto (poche per la verità) del ricevimento con tutte le soroptimiste, ma la giornata di oggi passa davanti a tutto.

Nella mattinata, con Maria Elisabetta (per chi non lo ricordasse, presidente europea), siamo state alla Rappresentanza italiana all'Onu, che ha gli ufficio sulla Seconda Avenue. Era arrivato un invito al Soroptimist Italia, ho provato a scrivere che saremmo state presenti lei ed io e ... è andata benissimo.

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Le NGO italiane presenti al CSW60 sono state ricevute oggi da Emma Bonino, che guida la delegazione italiana a questi lavori.

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E' stato un incontro molto interessante.
Avete presente tutti gli attaccabrighe che si vedono in Italia, che litigano, dicono cose che mah, chi le capisce, che fanno scenette, si parlano uno sopra l'altro? Ecco, niente di tutto questo: circa una quarantina di donne che hanno presentato le loro proposte, le loro idee, con un rispetto incredibile e che sono state ascoltate con attenzione da Emma Bonino.

Ho visto l'Italia che vorrei: propositiva, educata, rispettosa. E non c'era la destra o la sinistra o il centro, c'era l'interesse per argomenti comuni.
Si è parlato in modo sereno.

E' chiaramente uscito il discorso di un Ministero delle Pari Opportunità che, al momento, latita in Italia. Emma Bonino ha spiegato di come intende sostenere la richiesta della creazione di una Agenzia contro le diversità (o qualcosa del genere, non sono proprio precisa), che, mentre un Ministero può sempre esserci oppure no, una Agenzia, una volta creata, va avanti indipendentemente dall'assegnazione dell'incarico ministeriale sulle Pari Opportunità.

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Maria Elisabetta, nel doppio ruolo di Soroptimista italiana e Presidente Europea, ha parlato del nostro Soroptimist, dei progetti attualmente in corso a livello nazionale sulla "Stanza tutta per sè", di quante siamo, cosa facciamo. E, insomma, ci siamo fatte conoscere!

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Ah, quasi dimenticavo: ho bevuto un "me ra vi glio so" caffè espresso che ci hanno offerto. Da quando sono partita dall'Italia non ne avevo ancora assaggiato uno così. Mi mancava ...

Ed eravamo "solo" alle 11 del mattino.

Maria Elisabetta doveva poi parlare all'evento organizzato dal Soroptimist International presso il Church Center for the United Nations - CCUN che, a dispetto del nome non è una chiesa ma un palazzone di non so quanti piani nel quale, in sale riunioni molto ampie, si collocano i "side events" del CSW60.

Il titolo "Educate to lead. The role of Education in Sustainable Development for Crisis Situation".
Il tema rappresenta il programma della nostra presidente mondiale Yvonne Simpson.
Hanno parlato tutte le presidenti di Federazione (Americana, Europea, Gran Bretagna e Irlanda e Pacifico) e hanno illustrato ciascuna i propri progetti, i risultati, e nei racconti di ciascuna c'erano tante emozioni.


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Nel pomeriggio ho partecipato con Sigrid a una conferenza organizzata dalla sua Norvegia con tema "Business and Women's human right" sul tema del finanziamento alle imprese che diano regole di rispettare i diritti umani, in particolare quelli delle donne.

E poi fine, per oggi.
Domani mi prendo un giorno di stop dai lavori.

Stay tuned, foto di New York in arrivo!

martedì 15 marzo 2016

Aperitivo europeo a New York

Che strano trovare un pezzo di Europa a New York.
Maria Elisabetta (De Franciscis, Presidente del Soroptimist Europa), ha organizzato un bel momento per farci conoscere, soprattutto per quelle che, come me, non conoscevano proprio nessuno.

Ed ero preoccupata per la lingua, l'inglese che non è che lo sappia proprio bene bene, e invece è andato tutto benissimo.

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Ho conosciuto le altre soroptimiste della delegazione europea.
Nella fotografia, da sinistra
Sigrid Ad, Vice Presidente Europea della Advocacy, dalla Norvegia; 
Hafdis Karlsdottir, delegata del Sie, che partecipa con la delegazione ufficiale del suo paese, l'Islanda; 
Mariet Verhhoef-Cohen, che è la Presidente eletta mondiale.
Kathy Kaaf, Past President del SIE, dalla Germania; 
Maria Elisabetta De Franciscis, Presidente del Soroptimist Europa, ma lei, la conoscevo già :)
Marlène Van Benthem, Programme Director del SIE, dall'Olanda; 
Evelien Van Roijien, delegata, come me per intenderci, dall'Olanda; 
Inger Schmidt, delegata, che partecipa con il Ministero degli Esteri del suo paese, la Danimarca.

Qua sotto metto un po' di foto scattate durante la serata.

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Maria Elisabetta e Mariet

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Maria Elisabetta, Sharon, Hafdis e Mariet

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Sigrid e Evelien

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Evelien e Marlène


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E Sharon Fisher, della Federazione Americana, passata a conoscerci e salutarci.
Sharon è stata un'ottima guida per CSW per farci avere notizie e informazioni per prepararci adeguatamente.
Grazie Sharon!

E un grazie grande come una casa a Maria Elisabetta, per questo bell'incontro soroptimista che per me resterà un bellissimo ricordo di questa settimana.

lunedì 14 marzo 2016

Primo giorno all'Onu con il Soroptimist per il CSW60

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Per quanto abbia sentito racconti, letto testimonianze, per quanto abbia cercato di farmi un'idea di cosa potesse essere la prima giornata all'Onu, beh, mai mi sarei aspettata quello che ho vissuto.

Migliaia di donne da tutto il mondo.
Il mondo era oggi con me all'Onu.
Incontrare persone così diverse eppure così uguali negli ideali è una sensazione che riappacifica con la vita.

La giornata è cominciata sotto l'acqua.
Il caldo tiepido del week end ha lasciato posto alla pioggia di New York. Pioggia e vento, impossibile usare l'ombrello che, temo, abbia finito oggi la sua gloriosa avventura di giramondo con me.
E allora: su il cappuccio e via sotto l'acqua.

Prima del CSW partecipo, grazie alla presidente europea, a un meeting organizzato per fare incontrare le presidenti delle federazioni e le responsabili. In America pare si usi fare incontri negli alberghi, il ritrovo è al 29 piano. La vista è incredibile. Parlare e discutere in un ambiente simile è ... "inspiring".

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Osservo, ascolto, cerco di capire con il mio inglese quello che dicono e decidono. Le osservo ragionare, decidere, prendere accordi con una velocità e un'intesa che raramente ho incontrato nella mia vita professionale durante riunioni di lavoro. Ne sono affascinata.

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E' presente alla riunione Yvonne Simpson, la nostra presidente mondiale, e non perdo l'occasione per immortalare il momento in un selfie. In fin dei conti sono "solo" una soroptimista al cospetto di cariche importanti che si trova per uno strano caso della vita, a soli quattro anni dall'ingresso nella grande famiglia soroptimist ad assistere a un momento importante.

E poi via, verso l'Onu, verso la Commissione sullo Stato delle donne.

Entrare all'Onu è una sensazione incredibile.
Poche code, i controlli sono ben organizzati.

So, che c'è Emma Bonino, la "grande" Emma Bonino, e non me la posso perdere.
Corro al secondo piano dove è previsto l'incontro, mi mandano al terzo, arrivo che è appena cominciato l'incontro.

Fa effetto, vedere questa piccola grande donna, che tanto bene rappresenta le donne italiane parlare all'Onu.

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Nella pausa pranzo, impossibile ritrovarsi con le altre, mi trovo a mangiare qualcosa condividendo il tavolino con una ragazza dell'Arizona. Abbiamo passato un'ora a raccontarci le nostre esperienze, lei della sua associazione e io della mia. Ci siamo scambiate i rispettivi appuntamenti, può essere che ci si reincontri.

Nel pomeriggio ero curiosa di vedere una riunione dell'Ecosoc, organismo nel quale il Soroptimist è rappresentato.

Nulla di "inspiring", ma mi è piaciuto vedere il modo di lavorare di questo ente: ordinato, elegante, collaborativo.

E poi sono rientrata, sotto la pioggia e il vento, per controllare la corrispondenza dall'Italia,  e per prepararmi al ricevimento di stasera, con tutte le soroptimiste che arrivano da tutto il mondo che saranno presenti.

Lo so, non dimentico, ho ancora il ricevimento di ieri da raccontare, ma tutto alla prossima puntata.
E ora via! 

Consultation Day al CSW60

E il primo giorno di "lavori" a New York è arrivato.
E sta per finire.

Sono talmente tante le emozioni che ho vissuto oggi che, anche se gli occhi si chiudono, le voglio fermare in queste poche righe di diario giornaliero.

Girare New York, sia a piedi che con la subway è facilissimo.
Perdersi a New York, se non si presta un minimo di attenzione, è facilissimo.

Ho preso la subway due volte oggi: all'andata, capito dove era Uptown, visto che andavo verso nord, è stato semplicissimo.

All'uscita della metro, alle quasi 9 del mattino, abbiamo trovato a segnalarci la strada questo simpaticissimo volontario che ha accettato di farsi immortalare

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Al 92, il teatro dove si tenevano i lavori, un numero incredibile di donne, circa un migliaio a partecipare a questa giornata che voglio definire "inspiring" come pare si dica spesso da queste parti.
Ci sono molte cose "inspiring " a New York, molte persone "inspiring".
Molte le abbiamo viste sul palco oggi, molte eravamo noi, riunite per "i diritti umani"  qualcosa in cui molti non credono più. Ma noi si.

Due i panel che, a mio parere, sono stati i più interessanti:
il primo con Susan O’Malley, Chair, NGO Committee on the Status of Women/NY, International Federation of Business and Professional Women, Phumzile Mlambo-Ngcuka, Under-Secretary-General and Executive Director, UN Women; Antonio de Aguiar Patriota, Ambassador Permanent l. Representative Mission of Brazil; Bureau Chair, Commission on the Status of Women.
Conversation moderated by La Neice Collins, Communications and Advocacy Advisor, UN


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Il secondo, che ha davvero appassionato tutti, aveva come tema "No One left behind".
Quello che è emerso è che se si deve lasciare indietro qualcuno, spesso quel qualcuno è una donna.
In questo momento, in cui Agenda 2030 sta prendendo importanza, è importante capitalizzare questa visibilità e ricordare che occorre insegnare la responsabilità di rispettare i diritti umani, dai quali, comunque non si può mai prescindere e che devono essere sempre il tema principale anche ora che, con Agenda 2030, si parla di SDG.

Ma non posso dimenticare il concerto iniziale di Giada, cantante siriana e la stupefacente e inspiring performance di Climbing PoeTree: Alixa Garcia & Naima Penniman. Se la mettono on line faccio un update e la inserisco in questo post.

Poi, come sempre, ci sono le mie amiche soroptimist.
Oggi ho conosciuto tutta la delegazione.
A mezzogiorno, in particolare, ho pranzato con Sigrid e Marlène, con le quali mi sono trovata benissimo e alle quali mi aveva affidato Maria Elisabetta.
Nella foto siamo tutte e quattro!
(Maria Elisabetta De Franciscis è la Presidente del Soroptimist Europa, Sigrid Ag è Vice Presidente del Soroptimist Europa e si occupa di Advocacy, Marlène Van Benthe è olandese ed è la Programme Director dell'Olanda)

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Con l'inglese non va male, diciamo che ci si intende, almeno sulle cose che contano ... magari mi faccio ripetere due, o anche tre volte le cose, ma alla fine ci arrivo.

Nelle conferenze è più semplice: capisco quasi tutto anche perchè gli oratori parlano lentamente e le parole, più o meno sono sempre quelle.

Insomma, ci azzecco!

Alla fine della giornata sono tornata percorrendo un tratto di Central Park, un'oasi, uno spazio che sembra quasi irreale per quanto è grande. Ma a New York, sembra che tutto sia grande.



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Poi ho ripreso la subway alla 86, ma mi sono infilata in una Express che non fermava a Gran Central, così sono saltata giù alla 51, al volo, sono risalita, ripreso la 6 local e arrivata a Gran Central.
Insomma, ce l'ho messa tutta per complicarmi la vita, ma sono rientrata.
E stasera, ricevimento da Maria Elisabetta con tutta la delegazione europea.

Ma di questo vi racconto domani.

domenica 13 marzo 2016

New York. La amo già

E il gran giorno è arrivato.

Volo di quasi 9 ore da Malpensa.
Ho lasciato l'Italia con un po' di malinconia, ma contenta di questa grande esperienza che mi appresto a vivere.

Le Alpi mi hanno dato il loro saluto in tutta la loro bellezza e, grazie all'iphone, che non volevo prendere ma al quale mi sto già affezionando, ho portato a casa un ricordo di questo spettacolo che è la natura di casa mia.

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Sarà stata l'adrenalina, sarà stato che ho trovato la posizione giusta nella poltroncina non proprio abbondante di Delta, ma sono arrivata senza essere troppo stanca.
Il controllo passaporto, che tutti mi avevano dipinto come un'esperienza epica dopo il viaggio non proprio comodo, è durato circa 5 minuti, Niente coda, metta la mano lì, e via.

Per tutta una serie di motivi ho optato per il taxi dal JFK all'hotel.
Vedere New York dal vivo è tutta un'altra cosa.
Nessuna fotografia, filmato, film o racconto ti prepara a quello che si vede dal vero.

E' impressionante, è bellissima.
E' già amore.

Scendendo con il l'aereo guardavo in giro e vedevo casette piccole, basse, vicine ma non attaccate l'una all'altra come le nostre. Ricami immensi di casette, e verde e stradine.
Avvicinandomi a New York dall'autostrada ho visto un enorme cimitero, non di quelli belli dei film tutti erba verde e lapidi ordinate. No, era immenso, l'erba secca dell'inverno e non proprio un ordine geometrico nelle lapidi.

E poi lei, la città. Come vedere da lontano la sagoma di  due mani formate da un grande numero di dita, lunghissime. E il ponte che stavamo percorrendo nel mezzo.

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Con il taxista ho tentato un mini dialogo. Parlava americano al cubo: ad un certo punto, che ci eravamo anche capiti, mi dice qualcosa del tipo "wewew". Boh ... Non capisco. E ripete "wewew". E mi indica il cielo. Solo che eravamo nel tunnel. Poi ho capito: ahhhh "weather". Intendeva il tempo, mi stava spiegando che probabilmente in settimana arriverà la pioggia. Meno male che poi siamo arrivati all'hotel.

Entrata, mollate le valigie, via di corsa all'ufficio dell'Onu per il rilascio del badge.
New York,  a piedi, è proprio facile da girare: sembra di fare la battaglia navale, cerchi le coordinate e arrivi esattamente nel punto indicato, preciso preciso. Chissà chi se l'è inventato questo sistema di dare i nomi alle strade.

Negli uffici dell'Onu ho incontrato tantissimi giovani. Ma proprio giovani, massimo 25 anni ad occhio e croce. Volontari, bravissimi. Tutti a guidare, indirizzare, tutti sorridenti. Ho mostrato le mie credenziali, il mio passaporto, mi hanno fatto la foto, e voilà, in meno di cinque minuti avevo il mio pass con foto.
E così mi sono evitata le lunghe code che si prevedono domani, ma, soprattutto lunedì.

Badge

Nella strada tra l'hotel e l'Onu ho cominciato a guardarmi in giro.
E ... insomma, sono senza parole. Non è tanto la città in sè, i palazzi, i colori, quanto l'aria che si respira.
Dai grattacieli, alla stazione di Grand Central (dove sono andata a prendere la Metrocard, così giro senza problemi per tutta Manhattan e oltre), insomma, ovunque è una città dove non si sente il caos, dove la polizia è presente e rassicurante, dove le persone non spingono, non si accalcano, fanno le file ordinatamente.
Insomma una città che innamora. La amo già.

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Ora sono cotta, sono le 19.30, ma per l'Italia è la 1.30 di notte.
Per quanto tenti, la levataccia, il viaggio, l'adrenalina ... sto crollando.
So già che, come tutti quelli che arrivano dall'Europa, stanotte alle 5 sarò sveglia come un grillo.
Ma non ci posso fare nulla. Vado a dormire.

Domani ci sarà il Consultation Day, una giornata per le "matricole" come me che hanno studiato tutto ma non è detto che abbiano capito tutto. Meglio andare a sentire.
E poi saremo in zona Central Park. E, ovviamente, al Consultation Day ci vado con la Niki.

A domani!