Il giorno che ho capito che non sarei mai stata mamma. Mancavano due settimane ai miei quaranta. Ero decisamente una bella donna, un buon lavoro, tanti interessi, amiche che mi volevano e mi vogliono bene come sorelle e delle quali non potrei mai fare a meno, ma soprattutto una bella famiglia composta da Daniele mio marito, e da me. Ho cominciato a pensare alla festa, da organizzare "alla grande" perché i quaranta sono un traguardo importante, perché ero sana, la vita sorrideva tra mille e mille difficoltà. Eppure mi sono trovata a piangere, a dirotto, come non mi era capitato nemmeno per la perdita di persone care. Piangere a sfinimento, fin che gli occhi hanno finito le lacrime e il cuore si è sentito vuotato. Gli anni passavano e, per mille motivi, un bimbo o una bimba non erano mai arrivati. Erano rimasti in cielo. E quaranta era una data un po' limite, se non fisiologico, nella mia testa. Non perché io pensi che i figli si fanno da giovani, ma per il m...