venerdì 14 agosto 2009

Templi di Sicily

Segesta, Selinunte, Agrigento.
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Lo considero il "mio" triangolo archeologico siciliano. Tre siti così simili tra loro eppure così diversi.
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Segesta era più potente di Selinunte, ma non ne è rimasto gran che. Selinunte era sul mare, ed era molto distante da Segesta. Andare in auto da Segesta a Selinunte rende l'idea degli spostamenti delle truppe, delle battaglie che dovevano combattersi migliaia di anni fa, in mezzo a queste stupende campagne.
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Da due giorni, passando tra queste rovine, ascolto storie, leggo le guide, e provo ad immaginarmi la vita a quei tempi, e fantastica che ti fantastica, provo ad immaginare in quale personaggio mi sarebbe piaciuto immedesimarmi, e fantastica che ti fantastica, anche in quale personaggio non mi sarebbe piaciuto finire. Perchè a quei tempi cittadini non erano tutti, ma solo pochi, perchè la vita degli schiavi non finiva in un romanzo, e le malattie, anche le più banali, erano causa di morte.
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Eppure l'arte è arrivata fino a noi, e ci racconta ancora, duemila e rotti anni dopo, l'intellingenza di quella cultura.
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Ho visitato Segesta e Selinunte di giorno, sotto il sole. A Selinunte la visita è durata dalle 10 alle 13.30, c'è mancato poco che svenissi, e meno male che si sono inventati la possibilità di prendere cart elettrici per arrivare all'Agorà, altrimenti, credo, con le allucinazioni per il caldo avrei davvero visto tra i Templi qualche personaggio del tempo.
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Ad Agrigento, la Valle dei Templi è aperta anche la sera.
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E la visita notturna di un posto mai visto prima aggiunge mistero ad un posto che è già misterioso di per se.
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La notte spegne tutte le luci, anche quelle che ci distraggono la mente, toglie tutto quello che c'è intorno e obbliga a guardare gli unici punti di riferimento.
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E così si vede solo il bello, come se i Templi fossero ritagliati dalle foto e appoggiati su un enorme pannello nero, come se dicessero: "Siamo noi i protagonisti, siamo noi "il bello".
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Agrigento è sullo sfondo come un ammasso di luci sulla collina, non si vedono i palazzi, i tanti (e brutti) palazzi, e quando Michele, la nostra guida, ci chiede di immaginare cosa potesse essere ai tempi, l'Agorà sulla collina, il porto a San Leone, e i Templi nel mezzo, tanti vanno avanti a fare scatti e flash in modo compulsivo; io mi fermo, mi siedo sulle pietre di un altare sacrificale, e, senza bisogno di chiudere gli occhi, provo a sognare ...
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