La cucina vista dallo scannatoio
Pochi libri mi hanno scosso come “La cucina vista dallo scannatoio”, di Dario Lo Scalzo, il racconto in romanzo dei pensieri e dei sogni di vita di un ragazzo disabile che, dopo il suo funerale, vengono ricostruiti dalla sua migliore amica, che si immerge per un week end, nella stanza dove il suo amico ha vissuto per anni.
Non è un libro che si legge tutto di un fiato, va dosato, centellinato.
Non sono riuscita a leggerne più di tre, quattro capitoli per volta.
Perché è intenso. Oceano è intenso. Un ragazzo che vive nella sua stanza, e da lì osserva il mondo, forse vorrebbe cambiarlo.
Un mondo “no global” nel senso più bello del termine e non come lo si intende spesso oggi, un mondo dove il rispetto degli elementi e della natura dovrebbero prevalere sull’economia, un mondo che corre e non si sa dove: questo è quello che Oceano descrive nelle pagine che ha lasciato scritte e che Axelle, la sua migliore amica, ci porta a conoscere dopo la sua morte.
Un libro in cui la parola morte e la parola vita si intrecciano in ogni pagina, in una danza in cui una non esclude mai l'altra.
Un bel libro. Da leggere e meditare.
Commenti
Mi sono ripromessa di riprenderlo in mano, e rileggerlo in alcune parti, perchè il tuo libro lo merita, davvero.
Ti tengo seguito, Dario :)