Ho letto un libro, negli ultimi tre giorni, meglio, nelle ultime tre sere.
Erano circa 200 pagine, eppure le ho terminate senza riuscire a fermarmi, con quella sensazione di “dispiacere” che si prova quando un momento bello e particolare viene a terminare e se ne vede il termine.
E’ un libro pubblicato in proprio, quindi non lo si trova nelle biblioteche, ed è un peccato perché racconta una vita e raccontandola ci porta a ricordare, o scoprire, da dove veniamo, tutti, in Italia, nel nord, nel centro e nel sud, chi e cosa eravamo solo pochi decenni fa, racconta i sacrifici fatti senza recriminazioni, senza aspettarsi complimenti né grazie, racconta il senso del dovere, la scoperta di una Italia in rinascita e i sacrifici dei nostri genitori.
L’ho letto con tutta la delicatezza di cui sono capace, cercando di immaginare le scene di vita quotidiana, i paesaggi, cercando di capire i vari rami della famiglia, che sono sempre una cosa complicata da spiegare a chi della famiglia non fa parte, e ascoltando il cuore che lo ha scritto, con le ansie, le preoccupazioni, i momenti duri ma, soprattutto, la gioia, l’immensa voglia e gioia di vivere, la curiosità, il voler sempre andare avanti, nonostante tutto.
Mi considero privilegiata per aver avuto questo racconto in dono, perché è una storia scritta e destinata a una famiglia,ad amici stretti, la storia di una vita scritta vincendo l’umano disagio che si prova nel raccontare i propri sentimenti, le proprie aspettative; e perché, per queste ore in cui ho letto la storia, mi sono sentita parte di un mondo che non conosco: già, perché non conosco l’autore, non personalmente, ma questo “regalo” è stato per me qualcosa di molto prezioso.
Non dirò né chi è l’autore, né parlerò oltre di questo libro.
So che chi l’ha scritto mi legge. Se lo desidera sarà lui a raccontare qualcosa di più.
Probabilmente storcerà il naso leggedomi, ma, davvero, non potevo tenere solo per me questo grazie per avere condiviso con me il racconto di una vita vera, raccontata in modo che spesso fa sorridere, e sempre fa riflettere.
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