Vi racconto una fotografia, che non ho scattato.
Casa dello studente, L'Aquila.
Il sole è coperto da alcune case che fanno da contorno ad un enorme vuoto.
Davanti, a chiudere, una delle tante griglie che a L'Aquila delimitano le zone dove non si può passare.
La prima cosa che ho visto sono state le fotografie, di ragazzi.
Poi le loro magliette, appese.
Poi una corona di fiori (ho saputo solo dopo che oggi è passato "un ministro" di lì).
Poi tanti oggetti attaccati su quelle griglie.
Il mio taxista ha rallentato poco prima di arrivare sul posto, e mi è sembrato come se il tempo, per un breve istante si fermasse.
Poco prima case come fossero di zone di guerra si affacciavano alla strada.
Ho provato a dire qualcosa e la voce mi è uscita strozzata.
Allora sono stata zitta, e ho cacciato indietro una lacrima.
Ma i brividi quelli no, quelli me li sento ancora addosso.
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