domenica 29 marzo 2009

Capire i bisogni

Sono stata recentemente nominata Revisore della Fondazione Provinciale della Comunità Comasca.

Per la verità ero revisore supplente sin dalla costituzione, e ho sempre un po' collaborato con piccole iniziative, ma ora è arrivato il momento di dare la mia effettiva partecipazione.
Certo, un revisore controlla, ma intanto ascolta, ragiona, e, se ha una buona idea, la può anche esporre..

Il nuovo presidente della Fondazione, sig. Castiglioni, ci ha convocato questa mattina, per una mezza giornata di riflessione su quelli che sono i bisogni della nostra provincia, realtà in cui opera la Fondazione, di modo che, prima di mettersi al lavoro con il nuovo cda ci fossse la consapevolezza delle necessità delle realtà che ci circondano.
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Sono onesta: un sabato mattina, di questi periodi, passato a sentire persone che parlano non era quando di più esaltante avessi in programma. Se poi si aggiunge che la riunione era in un paesino sperduto, in un non ben precisato Asilo nido, l'entusiasmo scendeva a livello zero.
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In ogni caso, stamattina, grazie all'intuito e non al TomTom che mi ha piantato in mezzo alla campagna, sono arrivata al Giardino dei ciliegi, Asilo nido aziendale dell'azienda del nostro Presidente.
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E da qui comincia la giornata che mi resterà in testa per un bel po' di tempo: il nido aziendale è stupendo, un posto dove ciascuno di noi che ha partecipato alla riunione ha sognato di poter lavorare. Un ambiente ampio, fatto tutto di legno di ciliegio, con la stanza dei giochi, la stanza dove i bimbi mangiano, la stanzetta dei lettini (che a tutti ha fatto pensare a Cenerentola e ai sette nani), ma soprattutto le vetrate che danno sull'esterno, sul prato, sul bosco da cui, ad un certo punto della mattinata, è pure sbucato cavallo e cavaliere, che tutti abbiamo seguito alle spalle del relatore che parlava...
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Insomma, un posto di cui innamorarsi come con in un colpo di fulmine, il posto dove tutti noi avremmo voluto crescere, il posto per riappacificarsi con lo spirito, dove tutto permette di concentrarsi.
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Sono stati tanti gli spunti della mattinata, con relatori d'eccezione.
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Lo scopo era capire i bisogni del territorio dove vivo per dare una direzione ai prossimi tre anni di lavori del cda della Fondazione.
Il momento economico è difficile, e trovarsi adesso a distribuire risorse, comporta un impegno maggiore che in altri tempi del passato.
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Questi sono i miei appunti, con tutti i difetti degli appunti e con tutte le mie limitazioni, scritti sul blackberry, visto che ero senza pc e senza carta, ma che mi piace condividere con chi ha voglia di ragionarci.
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Le vendite di psicofarmaci sono triplicate in questi ultimi mesi in Lombardia: non sono solo le imprese ad essere in crisi, ma anche e soprattutto le persone, che devono cercare al loro interno le risorse per superare la crisi, da cui non potremo uscire se non profondamente cambiati.
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Lo scenario disegna una previsione di disoccupazione nel 2010 pari al 10% (dati Cgil), la disoccupazione è arrivata anche nelle nostre zone che erano tradizionalmente a disoccupazione zero: è vero che forse questi dati sono sovrastimati, però una stima indica in 2.350.000 il numero dei disoccupati attesi in Italia nel prossimo biennio.
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La propensione al consumo era aumentata tantissimo dal 2000 ad oggi, e si stima che si dovrà tornare ai livelli proprio del 2000 per poter recuperare, il che significa tornare indietro di dieci anni. C'eè da dire però che la crescita del PIL era inferiore in Italia, rispetto a molti altri paesi, e per questo motivo, adesso, in Italia stiamo sentendo la crisi meno che in altre zone dell'Europa e del mondo. Ma una crisi si giudica alla fine.
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C'è una difficoltà di fondo nel mondo imprenditoriale italiano ed è l'incapacità di fare squadra: si preferisce morire da soli che sopravvivere con gli altri. Eppure è una delle possibili soluzioni, aggregare, ma siamo un paese di individualisti.
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Le radici culturali di questa crisi risiedono nel passaggio da un mondo di patti e relazioni a uno di transazioni e scambi anonimi.
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Le famiglie stanno quindi cominciando a rivedere il loro modo di vivere.
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Tema delle opportunità: non sempre sono per tutti; poche per i giovani che hanno blocchi non indifferenti. Occorre avere la percezione che ci sia una opportunità anche per te e non solo per altri, ed è necessaria per produrre sviluppo.
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Tema del ricambio generazionale, della circolazione dei posti di responsabilità: significa includere il più ampio numero delle persone nelle opportunità. La società dei diversi non e' possibile, ma serve una societa' dove si impara ad arricchirsi piano piano.
Tema dell'educazione, come nodo centrale: la diversità deve essere valorizzata ma deve assumersi la responsabilita' di giungere a un convivere.
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Gruppi particolarmente a rischio:
- Fascia del lavoro instabile (precariato), con rischi economici e di demotivazione personale ed elementi di senso di fallimento esistenziale.
- Fascia delle famiglie e dei minori: ci sono segnali (aumento dei bambini con problemi di iperattività)
- Immigrati: senza che si parli di razzismo, ma solo cercando di valutare la realtà dei fatti, la crisi ne mette fuori una bella quota, e la questione diventera' più' importante. ( Problema di cittadinanza e di riconoscimento).
Suggerisce: la partecipazione nel tema delle opportunità che non incattivisca i rapporti sociali.
C'e' stata perdita di rapporto tra l'economia e la realtà: occorre riportare il nesso, ricordare a tutti, ma soprattutto alle giovani generazioni, che le cose si costruiscono negli anni, con i sacrifici.
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Massimiliano, Caritas e Centro di Ascolto di Como.
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E' in aumento il risentimento degli esclusi. La Caritas di Como sta facendo molti più interventi ma con minore "indice di soddisfazione" da parte di chi ne fa richiesta.
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Le famiglie hanno meno redditi e cominciano a fare scelte di non pagamento anche discutibili, e in questo modo e si e' creata una catena di "cosa non pago".
Si sta discutendo su cosa e' indispensabile (si ragiona se pagare la bolletta del gas è un bisogno primario e si arriva alla conclusione che non lo è ...).
C'e' esplosione di bisogno su persone ai margini che sono ancora più' ai margini.
Non si valutano più le conseguenze immediate del non pagamento ed è una scelta sempre più diffusa.
Occorre impostare una educazione all'utilizzo del denaro, sulle scelte che le famiglie fanno.
La crisi sociale esalta la crisi del sociale: la Caritas e' costantemente interpellata dall'ente pubblico che non ha risorse per intervenire.
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Poi c'era una , ragazza che, uff, non ricordo il nome, che si occupa di Caritas e di assistenza ai minori
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Ci sono povertà "nuove" non evidenti come la povertà come ce la immaginiamo.
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Sono le poverta' relazionali che intaccano la capacità di tenere rapporti con gli altri; l'impoverimento dei legami, la solitudine, la diffidenza e la paura verso l'altro sono i poli emotivi in cui ci muoviamo.
Le nostre relazioni sono povere, a micro raggio, e da un punto di vista qualitativo, con poco contenuto.
Ci sono molti sintomi di fragilità famigliare: i bambini sono a casa da soli dopo la scuola, e nasce un bisogno anche di primo accudimento.
Le scuole sono fragili e c'è aumento di separazione e divorzi, a seguito delle quali si scindono anche gli amici.
Relazioni povere = relazioni deboli, con la conseguenza che non c'è una "ciambella di protezione" intorno alle persone.
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E poi c'era Martino, Direttore del Csv, di cui ho scritto poco ma solo perchè so già tutto di quello che dice, perchè con Martino c'è il confronto mensile all'interno del cda del Centro Servizi del Volontariato.
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Ha segnalato alcuni problemi significativi su cui si potrebbe ragionare:
quello del carcere di Como, che sta avendo una crisi nel volontariato; quello degli immigrati, che si costituiscono in associazioni, fanno anche belle cose e iniziative ma che poi rischiano di restare fini a sè stesse; quello del "ricambio generazionale" nelle associazioni di volontariato; quello della difficoltà delle associazioni di reperire risorse per le proprie attività, anche nella eventuale partecipazione ai bandi; e quello delle associazioni con la sede in alto lago, geograficamente distanti dal capoluogo di provincia.
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E poi il buffet, tutti insieme, per cominciare a guardarci in faccia, a conoscerci, a tessere relazioni ...
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E poi un ringraziamento speciale al Presidente della Fondazione, che ha voluto questa mattinata di preparazione prima che il nuovo cda si mettesse all'opera, che mi ha permesso di vivere questa esperienza e di ragionare, riflettere e avere spunti che mi accompagneranno nei prossimi tempi, e che ho fissato perchè, credo, verrò spesso a rileggerli.

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