mercoledì 12 agosto 2009

Cronache e riflessioni dell'11 agosto

(scritte negli appunti del blackberry e riordinate la mattina del 12 agosto)
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Passo le vacanze estive, da alcuni anni, in giro per il mondo, ma sempre in posti di mare, e sempre nelle isole.
E delle volte, quando vedo un paesino nuovo, mi sembra, a primo impatto, un "deja vu", perchè, al primo momento, sembrano davvero tutti uguali. Un po' come i cinesi, che, se li guardi senza approfondire non ti sembra di poterli mai distinguere, ma se presti un po' di attenzione, ti accorgi che le differenze ci sono, eccome!
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Paeselli che sembrano uguali eppure sono tanto diversi tra loro, e te ne accorgi se solo lasci che quel posto ti parli, nei quali serve "vivere dentro", perchè è l'anima che è profondamente diversa.
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Ieri abbiamo tentato di visitare la Riserva dello Zingaro partendo da San Vito lo Capo: tentato perchè c'erano km e km da percorrere sotto il sole e io ero al primo giorno di mare.
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Sulla strada di ritorno dallo Zingaro abbiamo però fatto sosta a una vecchia tonnara abbandonata. Impossibile entrare per pericolo di crollo, ho provato a sbirciare attraverso le aperture nel muro e le grigle e a protezione dell'entrata. Davanti alla tonnara una spiaggetta per fare il bagno, alle spalle uno stabilimento per l'estrazione e la lavorazione di pietra. Notavo il contrasto tra il mare, la torretta di avvistamento diroccata, lo stabilimento e la tonnara abbandonata, e in lontananza il promontorio e la cittadina di San Vito da una parte e la riserva dello zingaro dall'altra: in poche centinaia di metri un riassunto di Sicilia.
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Della sosta di San Vito ricorderò la granita al limone, il cous cous alla trapanese (sottile che non si sentono quasi i granellini di semola), la spiaggia bella, grande e sovraffollatissima, il mare che sembrava di entrare in una vasca da bagno foderata di velluto.
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Sono due giorni che sono in Sicily e il mio ritmo è calato: me ne accorgo dal fatto che scrivo il mio post la mattina dopo, che scrivo male, in modo disorganizzato quasi come prendere appunti, e me ne accorgo anche dalla lentezza con cui chiacchiero, dalla lentezza con cui passeggio, dalle moltissime fermate per cercare inquadrature, scorci da fotografare con la niki.
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E' bello questo lasciarsi scivolare addosso i minuti, le ore.
I siciliani sono operosi, li osservo mentre lavorano, senza sprecare tempo, precisi, cordiali, ma sanno prendersi le loro pause, sanno rispettare il Riposo, quello con la R maiuscola.
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Ieri sera eravamo a passeggio a Scopello, al Baglio Isonzo (che Laura diceva, giustamente, "perchè Isonzo, me lo sono chiesta anch'io"). Un baglio è un casale, di altri tempi. A Scopello, nel baglio, hanno aperto molte attività commerciali, ci sono tavolini dei bar e negozietti di ceramica, ristorantini e negozietti di vestiti, borse.
E ci sono piante immense, che sono una sorta di indicatore dell'età di questi casali.
Mi ha ricordato certi cascinali delle mie parti, dove le famiglie vivevano l'una di fronte all'altra e dove la sera, mi piace pensare, si fermavano a chiacchierare, protetti dalle mura, a prendere il fresco. Proprio come noi, centinaia di anni dopo ...

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