venerdì 21 agosto 2009

Leaving Stromboli

E' l'alba.
Lascio Stomboli per l'ultima parte di questa vacanzetta in Sicily che mi portera' a Mondello e Palermo.

Lascio questa piccola isola che mi ha rapito il cuore, paesi che la sera si trasformano in un presepe con i pescatori al posto dei pastori, dove la vita ha un ritmo diverso, scandito dalla natura e dominato da quel vulcano attivo che sta sempre li' a ricordare la forza della Terra, perche' e' impossibile dormire a Stromboli e non pensare che, sotto il letto, c'e' un'energia pronta ad uscire, ad esplodere.

A Stromboli ho alloggiato all'hotel Miramare e, non fosse stato per le sorelle che lo gestiscono, a Stromboli non sarei mai arrivata.
A maggio, quando stavo organizzando questo viaggio, credo di aver scritto mail a tutti gli alberghi e beb dell'isola: chi non aveva posto, chi diceva che per meno di una settimana non prendeva prenotazioni prima di luglio, chi proprio non rispondeva nemmeno.
Avevo quasi rinunciato quando ho scritto all'hotel Miramare pensando: "questa e' l'ultima...". E il posto c'era. Destino.
Per altro un albergo carinissimo, con stanze con il terrazzino davanti ed enormi piante per prendere il fresco nell'ora del mezzogiorno, con la colazione servita su un terrazzino con Strombolicchio davanti e le signore sempre con un sorriso per fare due parole.

A Stromboli il tempo ha una dimensione diversa: portano tutto sull'isola. L'acqua arriva con enormi navi cisterna (due in tre giorni quelle che ho visto), la corrente e' prodotta dai generatori, e non c'e' illuminazione nelle due stradette che formano il paese: la sera si gira con la torcia (o con il telefonino), ed e' come tornare bambini, vedere le persone come lucine, come le lucciole nei prati che si accendono e si spengono.

Nei negozi, nei ristoranti, si chiacchiera molto con i proprietari o con chi ci lavora: loro raccontano il vulcano, che sembra di ascoltare un libro di fiabe, e noi contraccambiamo con il ritmo frenetico della nostra vita che mai mi e' sembrata cosi' misera di favola come qua.

La prima sera, in barca, siamo andati a vedere la Sciarra del Fuoco.
Partenza alle 20, ritorno alle 22 e qualcosa, trasferimenti inclusi.
Dimenticavo: non c'e' nulla sull'isola, nemmeno le auto. I trasferimenti si fanno a piedi, oppure sui moto taxi, che sono ApeCar trasformati con seggiolini al posto del cassone, oppure i cart elettrici.

La Sciarra del Fuoco, di notte, e' uno spettacolo imperdibile. Si arriva al. Tramonto, con il cielo che passa dal blu al rosso con tutte le sfumature possibili, e si vede questa enorme lingua di vulcano.
E si aspetta.
Perche' la natura non e' "on demand", ed e' questa la cosa fantastica.
Si aspetta mentre la notte avanza, mentre le onde sbattono sul fianco della barca, mentre il ragazzo che ci porta si mette a poppa, allunga un piede sul timone per governare quel tanto che basta la barca ferma e non farla muovere troppo, mentre tutto e' buio e silenzioso e uno sbuffo di vulcano si alza dalla cima, arancione, giallo rosso di lapilli, borbotta qualcosa, ci fa fare "ohhh!" di meraviglia, e poi se ne va.

Lascio Stromboli con un rimpianto, un grosso rimpianto: non aver salito il vulcano.
E' andato Daniele, e ho visto il filmato di una mini eruzione (non so il nome tecnico, ma si capisce il senso).
E il rimpianto e' stato ancora maggiore, ma un fastidioso dolore che mi porto dietro da un po' (e che spero di risolvere a settembre) mi ha fatto decidere per una scelta prudente.

Stromboli e' stato anche questo: un mettermi di fronte, di nuovo, a distanza di 19 anni, ai miei limiti fisici post incidente.

Ma la montagna, il vulcano, il respiro della Terra, e' sempre li', che aspetta..

Post scritto in aliscafo, nel pezzo di mare che separa Stromboli da Panarea, dopo aver visto, da Stromboli, la mia prima alba in Sicily
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Come sai rendere tu la Sicilia ...mi sembrava di essere lì con voi.
Sei una grande!
Un abbraccio
Lds

AdriRips aka Ginevra ha detto...

Sono stata a Stromboli anche io tanti anni fa, credo anche nello stesso albergo da come lo descrivi (di alberghi con gli alberi non mi ricordo ce ne fossero molti :D) ... e mi sono ritrovata nel tuo racconto... "iddu" (il vulcano) che, brontolando appena appena, accetta x di portarsi sulla groppa noi formichine agitate, e' un essere mitico dotato del potere di metterci in comunicazione con qualcosa di profondo in noi stessi... e questo, anche se magari ci obbliga a qualche passaggio doloroso, e' sempre un momento evolutivo
Ti abbraccio forte