domenica 20 marzo 2016

My New York

New York


I grattacieli, il fumo dai tombini e il fumo delle sigarette davanti agli ingressi dei palazzi. 
L'acqua nelle strade, la pioggia e il vento ovunque, nel mio cappuccio e nel mio berretto ben calzato sulla testa.
L'ombrellino rosso, compagno di tanti viaggi, ribaltato due volte e giunto a fine corsa.
La metrocard, per andare uptown e downtown, in quell'odore particolare della subway.
Le mattonelle con i nomi delle stazioni della subway.
Gran Central, che manca solo di vedere due innamorati che si baciano per essere perfetta.
La New York Public Library, calda come solo un libro sa esserlo.
Central Park e le canne al vento nell'acqua guardando giù. La fontana che zampilla e lontano, molto lontano, la skyline.
Miss Liberty e quei battelli che sembrano imbarcarsi troppo a destra quando si arriva.
Ellis Island, dove non si scende più. 
Le ragazze di New York, con le infradito e il vestitino leggero anche in inverno e in mano il bicchierone del caffè.
Il profumo di cibo nelle strade di fianco ai baracchini.
Lo spazio, immenso, nelle hall dei palazzi che contano. Lo spazio vuoto, a New York, è solo per i ricchi.
La vista del grattacielo di fronte alla finestra della mia camera, la sera quando si accende e la mattina quando si spegne.
Le Avenue, dove si aspetta l'omino bianco,  e le street, dove si attraversa anche con il rosso.
I taxi gialli.
Le pubblicità rosse.
I capelli verdi di una donna che pregava a St. Patrick il giorno della parata.
Il grattacielo della Chrysler, tutte le mattine, a vegliare sul mio passaggio e il cartello che dice che il gatto si arrabbia se ti fermi a fumare sotto il ponteggio. O almeno credo.
La frutta di New York, dal Messico.
Le sirene, le sirene, le sirene. Sempre, sempre più alte quando non trovano strada.
Il senzatetto che dorme tra i banchi di una chiesa appoggiato al suo piccolo mondo raccolto in un carrello.
Il memoriale dell'11 settembre, e una lacrima non trattenuta.
Il silenzio dell'acqua.
Le bandiere americane, orgoglio ovunque.
New York, "my" New York, e la canzone di Alicia Keys, cantata tutti i giorni camminando nelle strade affollate dell'ora di punta con la mia tasca ancora piena di sogni.

1 commento:

fabio f ha detto...

Ohhhhh New York!